Chirurgia Estetica e Plastica - 28 Novembre 2019
Cresce la consapevolezza dei pazienti. Il Prof. Carlo Gasperoni: «Gli interventi di chirurgi estetica sono come qualsiasi operazione chirurgica. Non sono una soluzione rapida, ma un impegno serio»
Venti anni fa, un naso alterato dal punto di vista estetico o un seno potenziato artificialmente avrebbe significato ore sul tavolo operatorio e diverse settimane di riposo a letto. Chiunque avesse osato avventurarsi alla luce del giorno, dopo l’intervento, sarebbe stato immediatamente identificabile dagli evidenti cerotti e dagli invasivi tamponi.
Oggi lo scenario è completamente cambiato. Oggi la società si sta aprendo all’idea che le persone si sottopongano ad interventi di chirurgia plastica per migliorare il loro aspetto: le labbra gonfie, un seno aumentato o un collo «levigato» sono all’ordine del giorno, in particolare grazie a celebrities come Kylie Jenner, Kourtney Kardashian o Jessica Simpson che parlano apertamente dei loro «ritocchini».
Ma, dopo aver raggiunto un livello record nel 2015, il numero degli interventi di chirurgia estetica è sceso di oltre il 40%. Lo dicono i dati della «British Association of Aesthetic Plastic Surgeons» (BAAPS).
Secondo il Prof. Carlo Gasperoni, docente al Master di Chirurgia Estetica della Faccia all’Università di Tor Vergata di Roma, questi numeri, in realtà, rappresentano un cambiamento positivo perché dimostrano che le persone sono sempre più attente ai rischi associati alle procedure chirurgiche: «I pazienti – spiega il Prof. Carlo Gasperoni – sono maturati. Sembrano aver colto il messaggio che la chirurgia estetica è come qualsiasi altra operazione chirurgica. Non è una soluzione rapida, ma un impegno serio e, di conseguenza, una valutazione accurata dei rischi e dei benefici che la chirurgia estetica può offrire è sempre necessaria. Se ciò significa che le persone vogliono essere informate e, conseguentemente, essere certe che una procedura di chirurgia plastica è l’investimento giusto per loro, questa non può che essere una buona cosa».