Chirurgia Estetica e Plastica - 16 Ottobre 2019
Dalla Rinoplastica alla Liposuzione, dalla Mastoplastica al Botox: il settore dei viaggi all’estero alla ricerca del «ritocchino» low-cost, abbinati a pacchetti turistici all inclusive, si sta sviluppando rapidamente. Ma non è quasi mai un buon affare.
In Corea del Sud per una Rinoplastica, in Grecia per una iniezione di Tossina Botulinica, in Turchia per un trapianto di capelli, in Brasile per una Liposuzione o in India per una Mastoplastica. E ancora: Costa Rica, Messico, Turchia e Taiwan. Il settore dei viaggi all’estero alla ricerca del «ritocchino» low-cost, abbinati a pacchetti turistici all inclusive, si sta sviluppando rapidamente. Il mercato del turismo sanitario, che comprende anche le operazioni di chirurgia estetica, vale 87,5 miliardi di dollari (dati «Patients beyond Borders»).
Le persone viaggiano all’estero per una serie di ragioni: tempi di attesa più brevi, possibilità di abbinare all’intervento di chirurgia estetica un pacchetto turistico «tutto compreso» e, soprattutto, costi più economici, con risparmi dal 30 fino al 90% compresi assistenza medica, trasporto, degenza e alloggio.
Naturalmente, viaggiare all’estero per interventi di chirurgia estetica non è privo di rischi come spiega il Prof. Carlo Gasperoni, docente al Master di Chirurgia Estetica della Faccia dell’Università Tor Vergata di Roma: «La chirurgia estetica non può essere low-cost. È una chirurgia “reale” ed invasiva. I lunghi voli, molto stressanti per chi si è sottoposto a un intervento, il recupero post-trattamento e il semplice fatto di essere soli in un luogo lontano, sono fattori di rischio».
Come per ogni operazione, anche nel caso di interventi estetici esiste il rischio che insorgano complicazioni come infezioni o ferite non cicatrizzate.
«Se si sceglie di sottoporsi ad un intervento di chirurgia estetica nel proprio Paese il chirurgo plastico fornirà al paziente la necessaria assistenza post operatoria, precisa il Prof. Carlo Gasperoni. Questa garanzia non può essere facilmente fornita quando si viaggia all’estero. In caso di problemi dopo che il paziente è tornato a casa, il suo medico potrebbe non essere in grado di accedere alla sua cartella clinica, comprendere i dettagli dell’intervento ed erogare le giuste e corrette prestazioni sanitarie, con il rischio di dover pagare le cure post-operatorie, spendendo di più di quanto avrebbe speso se avesse scelto di sottoporsi all’intervento chirurgico in Italia».